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Lettera di Luigi Perona dalla Brigata Novara del 4 giugno 1917
Mio carissimo, Ho avuto tanto piacere quando stamane ho appreso notizie tue: coll’inferno di ieri avevo temuto anche per te. Non puoi immaginare l’ansia ch’io provo pensando a Te! Non esporti inutilmente; quanti ti dico, come ti direbbe l’Amalia, per l’affetto che ho per Te: so bene che tu farai sempre tutto il tuo dovere e che d’altra parte tu sei uomo di solido criterio; ma l’esser tu oltremodo coraggioso, come tutti mi hanno affermato e mi affermano, la smania tua di voler tutto e la grande abitudine al pericolo potrebbero forse a qualche imprudenza o dimenticanza: controlla quindi sempre scrupolosamente tutte le tue decisioni. Tu a torto rimproveri me e Tonelli[?] di aver lasciato la mensa, a cui anzi auspico di ritornare: il generale della Br. Perugia ci ingiunge di lasciare in tutta fretta il locale che con tanta gentilezza il comand. Della Brig. Puglia/Riccieri/ci aveva lasciato. Noi dovemmo perciò chiedere ospitalità agli uff. di vettov. del 153: mangiando nello stesso locale, con loro, alla stessa ora, non potevamo far apparecchiare due mense, e d’altra parte non era opportuno aggregare quegli ufficiali – in casa loro – alla mensa della Brigata. Ecco perché io approvai la proposta di [Tonelli], approvata anche da Machelli e dal cuoco. Io poi sono qui solo – e non potrei certo farmi apparecchiare soltanto per me. Non puoi pensare ch’io abbia agito per spirito di economia – perché sai benissimo che a queste piccolezze non sono abituati a pensare neppure in tempi normali – figurati poi ora! Quanto alle agevolazioni - non [???????]; ma ho l’impressione che non ci sia molto da agevolare! – Ieri sera hanno sparato anche qui: stavo facendo una partita alla mensa del I battaglione del 154 – quando delle granate caddero a 10 o 15 metri: una cadde sopra una baracca vicina, ferendo tre soldati non gravemente. La nostra baracca fu coperta di sassi: lasciammo in fretta alla partita, affrettandoci verso la mia baracchetta che è meglio riparata. Lungo il tragitto scoppiarono altre granate vicine, coprendomi di frantumi di pietra, che non mi colpirono, ho imparato a chinarmi a terra e a correre: ma il cuore mi veniva in bocca[?] ! La galleria era piena di sacchetti: ma la mia baracca è in ottima posizione. Sono emozioni non piacevoli! Ma dopo si ha quasi la soddisfazione di averle provate. Ciò che mi abbatte è il disagio: nel pomeriggio il sole, battendo sul cartone, trasforma la baracca in un forno! Di notte, quando i nostri sparano, non posso dormire. C’è un 210 a 20 metri, che fa sobbalzare la baracca, quando spara! Grandioso vicino! E quando non sparano, le automobili, i carri, le trattrici ecc. ecc. mi rompono i timpani! I miei nervi sono proprio all’estrema resistenza: non vorrei, scendendo di qui, dover entrare anch’io in una casa di salute! In ogni modo cerco di darmi coraggio e di esser forte contro i miei disturbi nervosi e che qualche giorno la nevralgia ai denti mi lascia tranquillo. Ho preparato l’epigrafe per il povero Paleari: Al S.Ten Paleari Gaetano della Brigata Novara caduto il 26 maggio 1917 mentre con animo sicuro con intrepido cuore eseguiva ordini del suo generale i superiori e i colleghi fidenti in una novella luce che per le vittime sante risplenderà alla Patria qui offrirono il loro commosso fraterno affetto
I soldati Garlano e Tinello [?] ti mandano i loro saluti. Ti va?
Scrivimi
Ti abbraccio e ti bacio
Tuo Luigi
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