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Lettera di Maria del 7 gennaio 1918
7 – 1 – 918 Mia Carissima Amalia Sento di scriverti appena alzata dal letto intanto che tutti dormono ancora. Quando sono svegli, quando si incomincia a vivere una nuova giornata, è così difficile che mi lascino tranquilla mezz’ora di seguito… I ragazzi sono tutti in vacanza ancora, hanno avuto 19 giorni. Anche Federico è a casa. Non so se ti ho detto mai che lo abbiamo messo in Collegio al [Calchi Taveggi ?????] di qui. Ci sta benone. L’unico guaio è che costa un patrimonio. È entrato questa estate per prepararsi all’esame di latino che stenta tanto a [?], e così è rimasto anche dopo. In collegio s’è fatto più serio e studia anche di più. Elena studia quel suo diploma ma ne avrà almeno per tre anni. Se la vita potesse trascorrere più normale pei giovani, più allegra, se potessero godere meglio la loro bella età, mi farebbe pena di vederla ancora così occupata. Ma non c’è mezzo ne’ si ha voglia di vivere meglio. Durante le Feste sono venuti a salutarla alcuni suoi compagni di scuola già militari da parecchi mesi che presto verranno mandati alla fronte. Sono sani e allegri; rassegnati alla loro dura vita; ma come facevano pena. Sono passati ad una vita austera, di ferrea disciplina e di lavoro prima ancora di godere la giovinezza! E quando torneranno…. Se torneranno, saranno già fatti uomini, uomini precoci perché temprati ad ogni fatica, ad ogni dolore, ad ogni sacrificio! Anche le nostre figliuole passano i loro anni migliori ben tristemente. Speriamo che tutti questi sacrifici fruttino bene e si raggiunga per quanto possibile l’ideale. Quanto deve pesare a te questa continua separazione da tuo marito, povera Amalia! [?], perché quanto ora esso non sia esposto a pericoli e disagi come prima, tu non vivi certo tranquilla perché siamo sempre pronte a temere.
Immagino il da fare trovandoti di punto in bianco a capo
di una famigliola.
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