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Mario Tinelli di Pietro Nato a Gragnano Trebbiense il 1° novembre 1895, è Alpino della 36^ Compagnia del Battaglione Susa, 3° Rgt, Alpini, numero di matricola 10. Mario è il primogenito di una famiglia di braccianti agricoli residenti a Gazzola; ha sei fratelli due dei quali Giuseppe (1897) e Francesco (1898, alpino) arruolati. La più giovane è Angela (Giolla, 1911) altre sorelle sono Carmela e Nella. Viene decorato di medaglia di bronzo al Valor Militare con la seguente motivazione: "Comandato per lavori di camminamento ad un ponte lo percorreva ripetutamente sotto il vivo fuoco nemico, per disimpegnare le proprie attribuzioni, dando prova di calma e coraggio - Ponte San Daniele, 23 e 24 agosto 1915" Il 19 ottobre ha inizio una nuova azione da Plezzo al mare, nella quale l'8^ divisione, alla cui dipendenza sono messi i gruppi alpini, riceve l'ordine di attaccare il Mrzli. Il 21, il battaglione, posto a temporanea disposizione del gruppo A, svolge un'azione dimostrativa per attaccare poi decisamente, il 22, la linea nemica, di cui vari trinceramenti vengono conquistati dalla 36^ e dalla 84^ compagnia. Ulteriori progressi sono ostacolati dalla reazione avversaria che si manifesta con ripetuti contrattacchi, l'ultimo dei quali obbliga gli Alpini a ripiegare nelle trincee di partenza. Mario cade sulle pendici del monte Vodil il 23 ottobre 1915. Il compaesano Giacomo Piva, ricordato in una lettera con il cognome materno Zucconi, testimonia che il commilitone Mario Tinelli in occasione di una missione particolarmente pericolosa, cui erano stati assegnati alcuni componenti della sua compagnia, si offrì volontariamente di sostituire un altro soldato, padre di quattro figli, inizialmente designato. Seguono alcune lettere scritte da Mario tratte da A. Frattola, M. Massari – Chissà quando finirà questa guerra - Lettere di Piacentini al fronte Cari Genitori, vi faccio sapere mie notizie: mi trovo in ottima salute, non faccio fatiche e spero che anche voi stiate bene. Cari genitori qui c’è ancora un metro di neve e non si scioglie perché ogni tanto nevica ancora. Adesso mi trasferiscono ancora. Mi mandano in un posto più bello, vicino all’Austria, ma la guerra non la faranno, dicono. Dunque io sto meglio di voi perché mangio, bevo e non lavoro. Durante il giorno continuo a ridere e scherzare. Caro Francesco, ho ricevuto il vaglia da 5 lire e la lettera, ti ringrazio, vuol dire che mi ricordi. Però devi pensare anche tu a divertirti un po’ perché ora qui io mi diverto, non c’è niente da fare e la campagna qui non cominceranno a lavorarla fino a maggio. Dunque non pensare a me, perché adesso mi sono abituato a mangiare poco, a differenza dei primi giorni: mangiavo tanto pane! Ora mi basta il rancio che mi danno ed è anche buono. Anche i soldi non mi mancano. Cara madre, non preoccuparti perché a me piace girare un po’ il mondo, si vedono tante città! Quando mi scrivete parlatemi un po’ della nostra campagna… Come va…. La mia va bene! Caro fratello, mi hanno scritto che tu parli con Vittoria; non preoccuparti per me, perché io ne ho un’altra e quando sarei tornato l’avrei lasciata. Scrivimi se è proprio vero. Fammi sapere anche se da Ialmino c’è una bella cameriera e se ha il fidanzato. Mandami a dire se Cesare ci sta volentieri nella fanteria. Io negli alpini ci sto molto volentieri perché siamo vestiti bene: abbiamo una bella piuma sul cappello e le gambe fasciate fino al ginocchio. Andiamo sempre sui monti all’aria fresca e siamo tutti grassi e rossi come i fiori e non facciamo niente. Addio, sono sempre vostro figlio Mario. Un bacio alle mie sorelle ed un saluto a tutta la famiglia, agli zii, ai cugini. La fotografia non posso farmela fare perché non c’è il fotografo. Se vado ancora a Susa me la faccio fare. Cari Genitori, vi faccio sapere mie notizie: mi
trovo in ottima salute, non faccio fatiche e spero che anche voi stiate bene.
Cari genitori, via faccio sapere che ho ricevuto la cassetta contenente una salvietta, un salame, due cotechini e le frittelle. Dunque io sono stato molto contento della roba che mi avete inviato. Alla sera ho mangiato le frittelle ed un cotechino trascorrendo in tal modo un buon carnevale. Non vi ho scritto prima perché non avevo i soldi. Ora che li ho ricevuti vi scrivo assicurandovi che sono arrivati due giorni dopo aver ricevuto la cassetta. Tra qualche giorno vi mando a casa le scarpe. Non abbiate pensieri per me,perché mi trovo bene e così spero anche di voi. Non tribolate tanto per inviarmi ancora roba. Cari genitori non siamo andati via da qui, ma senz’altro ci andremo. Ho sentito dire che nel mese di marzo ci sarà la guerra. Hanno chiamato anche soldati vecchi di leva: l’81. Ci sono anche due giovani di Agazzano qui al 3° Alpino. Dunque, cari genitori non state a scrivermi tanto spesso: una volta alla settimana è sufficiente ed allora inviatemi un francobollo da 10 centesimi. Addio, tanti saluti da vostro figlio Mario. Caro fratello fammi un piacere: parla a Valentina e fatti dare il suo cognome, poi, quando mi scriverai me lo farai sapere. Caro zio, adesso non mi faccio fotografare perché ho i capelli tagliati a plata, ma prima di andare in guerra me le farò fare. Tanti saluti da vostro nipote Mario. Un bacio alle mie sorelline ed uno a mia madre. Da Nimis, provincia di Udine, 24 febbraio 1915 Cari genitori, vi faccio avere buone notizie. Mi trovo in buona salute e così spero anche di voi. Non abbiate pensieri per me, perché adesso mi trovo a Nimis in provincia di Udine, avete capito bene? In questo paese ci sto molto volentieri; non c’è neve e sulle strade c’è la polvere, non ci sono montagne e non c’è freddo come a Susa. Per arrivare qui, ho impiegato 2 giorni e 2 notti di treno. Sono passato a Milano, ho visto un po’ la città e la stazione, di stazioni ne ho viste 22 prima di arrivare a Nimis. Ora non dormo più in un quartiere, dormo in una casa come la nostra, circondata da una vigna e situata proprio in aperta campagna. Al piano di sotto abitano una donna e sua figlia. Sono brava gente. Alla sera andiamo a passeggiare nella vigna e raccogliamo le viole. Qui dalle ore 4 fino alle 8 e mezzo abbiamo libera uscita e non ci resta che andare a passeggiare. Dunque, caro padre e cara madre, non pensate per vostro figlio, perché non faccio fatica a fare il soldato. Siamo lontano 2 ore a piedi dall’Austria. Fra pochi giorni andremo a fare una marcia fino ai confini. Quando scrivete fatemi sapere se avete ricevuto le scarpe ed un paio di mutande che vi ho spedito prima di partire. Ho scritto anche ad Agostino, mio zio, ma non so se riceverò la risposta perché ho cambiato indirizzo. Dunque, cari fratelli Pippone e Francesco, mandatemi a dire se avete trascorso un buon carnevale. E tu Francesco fammi sapere come te la sei cavato con il papà a proposito della tua intenzione di andare con una compagnia un po’ spendacciona. Guarda pure di tenere in tasca i soldi, perché se andrai a lavorare con questo padrone ti darà una paga molto, molto misera. Cara zia, sono contento che siate in buona salute e che mi abbiate scritto. Salutatemi Natalina e mandatemi il suo indirizzo. Addio adesso vado a dormire. Tanti saluti da vostro nipote Tinelli Mario. Caro padre e cara madre vi saluto e con tutto il cuore, date un bacio alle mie sorelle, a tutte e tre, ed uno a Callisto e due platte a Francesco. Questo è il mio indirizzo: Nimis, provincia di Udine, 3° Reggimento Alpino, 36^ Compagnia, Battaglione Susa. Cari genitori, vi faccio sapere mie notizie: i trovo in buona salute e così spero di voi tutti. Ho ricevuto tutte le vostre lettere. Io ne ho spedite quattro con questa e due cartoline. Sono contento che abbiate ricevuto le scarpe e le mutande. Cari genitori, ora sto molto bene a fare il soldato, perché son in campagna e mi danno da mangiare bene e non c’è disciplina. Cara madre, non abbiate pensieri per me perché, ora, voi state peggio di me. Fate in modo di non lavorare tanto. Io qui non lavoro mai e dormo fino a che ne ho voglia. La biancheria me la lava la lavandaia; sono sempre bene pulito come a casa. Mi fa molto bene la camiciola che ho qui: quando andiamo a marciare non lascia passare l’umidità. Caro padre, state attento non farvi male con quei cavalli! Adesso, io, sono conducente e mi hanno dato un mulo. Quando gli altri vanno a marciare io li seguo con i muli, i quali hanno in groppa le provviste. Per il momento vengono anche i conducenti anziani perché noi non siamo ancora tanto pratici. Siamo in dodici mulattieri fra i quali cinque piacentini; gli altri sono piemontesi. Noi piacentini stiamo sempre assieme, perché con i piemontesi abbiamo qualche difficoltà a comprenderci. Cara madre, ho visto gente austriaca un giorno che siamo stati là sul nostro forte, le montagne erano coperte da tanta neve. Noi, in provincia di Piacenza, siamo tutti ricchi in confronto a questa gente, dove mi trovo. Non hanno da mangiare e non c’è lavoro. La guerra non la vogliono fare. Dunque non andrò in guerra, il militare lo faccio volentieri, non preoccupatevi per me. Il corpo degli alpini è il più famoso anche se è un po’ faticoso, non camminiamo mai sulle strade, ma andiamo sempre sulle montagne in mezzo ai fiori. L’altro giorno siamo stati a fare una piccola marcia, 5 ore, andata e ritorno, ed ho trovato una penna molto bella, è di uccello che si chiama grillo. È lunga come un braccio, tutta variopinta. La porto sul cappello alla sera quando vado a passeggiare. Adesso mi sono fidanzato con una bella ragazza, la quale mi lava sempre i fazzoletti, le cravatte e le maglie. Tutte le sere la vado a trovare a casa sua. Non ha fratelli. Vive con la madre ed il padre che è molto vecchio. A volte mi porta anche il latte, perché possiede un po’ di terra e nella stalla ha quattro mucche. Sua madre viene sempre a pulire la mia camera. Tanti saluti da vostro figlio Mario. Un bacio alle mie sorelline che mi volevano tanto bene! Un saluto a tutta la famiglia, ai miei cugini, ai miei zii. Questa lettera fatela leggere anche alla zia. Fate buona Pasqua. Cari genitori, ho delle belle notizie da farvi sapere. Godo ottima salute e così spero anche di voi. Ho trascorso una buona Pasqua e spero che anche voi l’abbiate trascorsa bene. Mi sono divertito molto. Ora abbiamo un bravo Capitano e nel bel giorno di Pasqua ci ha dato due uova ciascuno e l’insalata, oltre al rancio normale. Alla sera hanno cucinato un risotto tanto buono che non mi ricordo di averne mangiato uno uguale e penso che neanche voi ne avrete mangiato uno simile. Poi ci hanno dato una tazza di vino al mattino ed alla sera, anche quello era molto buono. C’erano otto soldati in prigione e sono stati perdonati dal Capitano. Li ha fatti uscire. Il giorno prima e la notte, io e due miei compagni eravamo stati di guardia alle prigioni, ma una volta usciti i prigionieri, il Capitano ci ha dato festa. A montare di guardia non è faticoso specialmente se sei in servizio con un bravo caporale che non guarda, che non fa caso ad una mezzoretta in meno. Il nostro Capitano, nel giorno di Pasqua, ha riunito la banda musicale e lui in testa, seguito da tutti noi siamo andati in paese ed abbiamo ballato fino alle ore 23. Ha dato a tutti il permesso di rimanere fuori due ore in più. Mi sono divertito molto molto… Poi il Capitano disse: vi ho dato il permesso di ballare e di stare fuori due ore in più, ora voglio che andiate tutti ad ascoltare la messa; se non ci staremo tutti in chiesa ci sistemeremo anche fuori; verrò anch’io con voi. Andammo tutti ed il prete a vedere tanti soldati in chiesa fu molto contento e ci fece una predica molto bella. Al lunedì non avremmo dovuto avere festa, ma il Capitano soddisfatto del giorno prima ci concesse un altro giorno di festa del quale, io, ne feci tre quarti perché dovetti governare il mulo. Mi sono divertito fin troppo dopo; la mia morosa è una mora molto bella! Ho ricevuto tutte le vostre lettere e cartoline. Anch’io vi ho scritto quattro lettere con questa e tre cartoline. Mi ha scritto anche mia cugina Carolina ed io non le ho ancora risposto, ma ora le scrivo. Sono sempre il vostro Mario. Tanti saluti a tutta la famiglia, un bacio alla Giolla ed alla Nella ed a tutti gli altri fratelli. Un saluto ai miei cugini ed uno a Vittoria. Dalla Zona di guerra, 27 luglio 1915 Cari genitori, vi faccio sapere le mie notizie. Mi trovo in buona salute e così spero anche di voi tutti. Cari genitori, mi ha scritto anche lo zio Adolfo e mi dice che sta bene, io gli ho risposto subito con una cartolina. Ho ricevuto le vostre lettere, le cartoline e sono contento di sentire le vostre buone nuove. Cari fratelli, cercate pure di andare d’accordo e di lavorare. Cari genitori, avrei tante, tante cose da dirvi, ma lo sapete anche voi che non si può dire niente. Cari genitori, quest’anno non ho mangiato nemmeno una mela; qui non c’è neanche un po’ di frutta; ma per questo non mi preoccupo, non mi rincresce, basta che possa, un bel giorno, tornare ancora a casa mia. Cari genitori, mi avete scritto un po’ di notizie dei nostri paesi e mi ha fatto molto piacere leggerle. Mi avete detto che avete già raccolto il frumento… Quest’anno ci saranno a casa pochi uomini perché sono tutti a fare il militare. Non ci sarà più allegria perché tutte le famiglie hanno qualche figlio lontano a combattere. Forse neanche a Gragnanino avranno ballato nel giorno di San Giacomo. Qui c’è anche Mario di Damiano, si trova in buona salute, anche se patisce un po’, non essendo, lui, abituato alle fatiche. Ha la barba lunga e da quando abbiamo cominciato a dormire sui sassi, non sembra più lui. Sono già due mesi che facciamo questa vita, ma io non soffro, sono ancora grasso come prima. Ho scritto queste due righe, ma credo che la censura lascerà venire ugualmente la lettera. Cara mamma, il governo mi ha consegnato una bella camicia di lana e un paio di cale, pure di lana, così non soffro il freddo, sebbene qui ci sia ancora un po’ di neve che soltanto ora si sta sciogliendo. Mandatemi a dire dove sono i miei amici di Gazzola: se sono anche loro al fronte e fatemi sapere dov’è Gigi che abita al Canale. Fatemi sapere anche dove sono gli altri. Caro fratello Giuseppe, adesso voialtri ne avete delle morose, ne avrete fin troppo, siete a casa soltanto voi giovani e gli scarti. Così non avrete da bisticciare! Fammi sapere se hai la fidanzata e se ce l’ha anche nostro fratello Cicone, perché adesso ce n’è anche per lui. Cercate di conservarne una anche per me, perché spero, un giorno, di tornare ancora a casa mia. Ho scritto due o tre balle affinché passi il tempo più in fretta. Caro fratello, quando mi scrivi, raccontami un po’ di storie da ridere, perché intanto che le leggo mi passa il tempo più in fretta. Qualche cosa, anche, riguardante le ragazze di Gazzola. Cari genitori, se non cerchiamo di scacciare i tristi pensieri…. Certo, bisogna rassegnarsi… Dicono: questo è il nostro destino, si muore una volta sola… io non ho paura, ma non voglio morire in guerra, lo spero. Ma non pensate a me. Io non ho né moglie né bambini, mentre ci sonno alcuni che hanno quattro o cinque figli a casa. Costoro hanno veramente dei grossi dispiaceri: piangono sempre, specialmente quando parlano dei loro bambini. Poveri vecchi! Hanno la barba grigia o addirittura bianca. Sono uomini di 36 o 37 anni. Addio, un bel saluto da vostro figlio Mario Cari genitori, vi scrivo per farvi sapere le mie notizie. Mi trovo in buona salute e così spero anche di voi. Ho ricevuto molte cartoline. Mi ha scritto anche nostra cugina Carolina e mi ha detto che anche i nostri cugini di Fontana sono sotto le armi tutti e due e non è ancora sicuro che suo fratello rimanga a casa. Io penso che lui non ci verrà, senza dubbio. M’informate che mi avete inviato un vaglia. Non l’ho ancora ricevuto ma non preoccupatevi, arriverà. Però, non mandatemi più denari, perché non posso spendere neanche un soldo. Dunque, non mandatemene più. L’altra sera ho visto il garzone del mulinaio di Gazzola, quel biondino. Io non l’avevo conosciuto dall’aspetto, l’ho conosciuto sentendolo parlare. Vedo sempre anche Mario di Gragnanino, il Gigione ed il Gattino di Gragnano. Cari genitori, mi rincresce ad essere qui a fare niente, mentre voi, a casa, avete tanto da lavorare, ma avete la soddisfazione che il pane non vi manca. Cercate di mantenere anche la nonna che non ha più nessuno. Noi siamo in tanti e possiamo ritenerci fortunati, perché sono via soltanto io. Ci sono certe famiglie che non hanno più nessuno a casa, proprio nel momento in cui potrebbero guadagnare qualche cosa, un po’ di soldi. Noi a confronto di certe famiglie stiamo bene. Nell’inverno che verrà ci sarà grande miseria per tutti quanti. Cara madre e caro padre, ho messo al collo la mia medaglia e lo scritto che mi avete dato prima di partire. No messo nel portamonete l’immagine della Madonnina del Pilastro che mi farà la grazia, spero, di tornare ancora a casa mia. Io ho un grande coraggio. Mi dite che tutte le sere recitate il rosario e che andate a messa tutti quanti; io vi dico che è la cosa più bella che ci sia. Andateci pure a messa. Cari genitori, non state pensare a me, perché io non penso a niente: mangio e bevo e la mia vita l’ho messa in mano a Dio e lui deciderà, ci penserà. Addio, un grosso bacio alle mie sorelline ed una stretta di mano a tutti. Sono vostro figlio Mario che vi ricorda sempre. Dalla Zona di guerra, 12 agosto 1915 Carissimi genitori, vi faccio sapere mie notizie che sono buone. Mi trovo in buona salute e così spero anche di voi tutti in famiglia. Cari genitori, le lettere che mi scrivete le ricevo tutte. Ho sentito che nostro zio viene ad abitare al Sordello e che ha obbligato il figliolo. Poi vi faccio sapere che mi ha scritto anche lo zio Luigi il quale è stato contento di ricevere la mia lettera. Mi hanno scritto che avete molto da lavorare. State attenti a non farvi male! Io, cari fratelli, qui non lavoro mai e sono diventato bianco e rosso. Si capisce che non soffro a fare la guerra; forse mi aiuta la speranza che ho di tornare ancora a casa. Staremo a vedere in questo mese: si prevede qualche cosa di nuovo, ma per qualcuno sarà una brutta nuova. Ci vuole coraggio! Bisogna essere coraggiosi come Garibaldi! Per i miei fratelli Giuseppe e Francesco: cari fratelli, pensate, abbiamo vissuto assieme fino all’ora della nostra giovinezza e adesso mi trovo tanto lontano da casa mia, dai miei genitori, da voi, miei cari fratelli e sorelle e chissà quando potrò tornare a vedervi. Non passa un minuto senza ricordarmi della mia vecchia casa: cari fratelli, dovete ubbidire al papà ed alla mamma, perché voi non sapete ancora com’è ostile, a volte, il mondo! Adesso io mi trovo qui a trascorrere la mia vita in mezzo a nient’altro che soldati e cannoni, cavalli e muli, è tremendo provare a vedere. Siamo sempre in Austria e fra pochi giorni andremo ancora con il nostro misero destino alla frontiera. Addio, tanti saluti a tutta la famiglia, alle mie sorelle in particolare, ai miei zii, ai miei cugini ed a tutti gli amici. Forse un bel giorno sarò a casa anch’io! Carissimi genitori, vi faccio sapere mie notizie. Mi trovo bene e così spero di voi tutti in famiglia. Vi faccio sapere che i soldi li ho ricevuti, ma dove mi trovo adesso non è proprio possibile spenderli. Se rimarrò ferito mi faranno molto comodo, se morirò ve li manderanno a casa tutti, ma spero di non morire; restare ferito sì, morire no. Cari genitori non preoccupatevi molto se non vi scrivo tanto spesso, perché, qui, ci troviamo isolati e non si trova né carta da scrivere, né cartoline. Quando mi scrivete mandatemi un po’ di carta da scrivere, se potete. Cari genitori, adesso mi trovo in un posto che fa caldo, è in pianura e noi siamo sempre in trincea, tutto il giorno, perché se si va fuori fischiano subito le pallottole. Io sto molto attento. Cari genitori, a fare fatiche non mi rincresce, basta che possa venire ancora una volta a casa, ma ho paura che questa guerra finirà quando non ci saranno più soldati. Cari genitori, non dovete pensare a me, perché adesso ci sono tutti in guerra, anche le classi vecchie, perfino quelli del ’78. Questa gente anziana hanno a casa cinque o sei bambini da mantenere. Hanno veramente più pensieri di me, ma io non ci penso più ormai, ci sono in mezzo…. Cari genitori, qui in guerra, abbiamo di bello solamente una cosa: le sigarette. Ce ne danno fin che vogliamo e noi fumiamo sempre, intanto che parliamo tra noi di chi andrà ancora a casa, di chi rimarrà ferito, di chi rimarrà morto, cosa faremo ed intanto il tempo passa. Cari genitori, scrivo sempre agli zii Adolfo e Luigi, anche loro mi scrivono, scrivo sempre anche alla nonna e lei mi risponde sempre. Cari genitori, se non fosse venuta la guerra sarei ancora casa, invece sono già tre mesi che sono al fronte e sette mesi che sono soldato. Adesso chiamano altre classi perché qui occorrono soldati. Non è una guerra come quella di Tripoli, questa. Qui gli austriaci sono più bravi di noi a fare la guerra. Sul Monte Nero abbiamo visto più di mille soldati austriaci prigionieri: sono gente come noi, forse più religiosi di noi. Ai margini delle strade abbiamo trovato dei Mistadeli e delle Cappelle. Sono gente come noi. Addio, un saluto a tutta la famiglia. Sono sempre il vostro figlio Mario. Questi che vi mando sono i fiori degli alpini. Guardate pure lì da voi, senza dubbio non ne troverete. Datene uno anche a Maria del padrone e salutatemela. Salutatemi anche sua mamma, tutti quelli della corte, i miei zii e i cugini. Speriamo di vederci ancora. Mi fa piacere che restiate ancora a Gazzola. Caro fratello, ho inviato una cartolina a Vittoria senza scrivere il mio nome sulla cartolina. Ho messo soltanto: indovina chi ti scrive? Fammi sapere se ha indovinato. Addio. Dalla Zona di guerra, 19 agosto 1915 Caro padre, ho ricevuto la vostra lettera, dove mi dite che state bene, mi fa piacere. Anch’io sto bene di salute. Caro padre, sono contento che voi comprendiate com’è ora il mondo. Cercate di fare un po’ di coraggio anche alla mamma, perché, credo, che ci penserà molto. Caro padre, mi trovo dalle parti di Tolmino, l’avrete letto sul giornale, e siamo sempre in trincea giorno e notte. Papà, a vedere i massacri e i disastri che accadono qui, c’è d’avere paura, ma la mia compagnia fino a questo momento è sempre stata abbastanza fortunata. Caro fratello, sono contento che mi scrivi spesso. Quando ricevo le vostre lettere, intanto che leggo le vostre notizie, il tempo passa più in fretta. Le leggo anche cinque volte, anche di più! Caro fratello, quando mi scriverai,fammi sapere come hai passato il giorno della sagra. Fammi sapere qualche cosa, perché, qui da noi, non si riesce ad avere notizie dal mondo. Siamo come le bestie: si mangia e si sta sempre in silenzio. Cara madre, quanto avevate ragione dirmi che avrei dovuto provarla un po’ anch’io la guerra! Ma questa non è una guerra come quella della Libia. Qui ci fanno imparare a fare la guerra! Cara mamma, sono cresciuto assieme a voi fino a vent’anni ed ora sono qua da solo e chissà quando finirà questa guerra. Qui, dove mi trovo, c’è pianura e non fa ancora freddo, ma se mi manderanno ancora sul Monte Nero, mi occorreranno un po’ di calze perché là fa freddo, c’è la neve. Caro genitori, quando ho ricevuto i soldi ero già via dal riposo, ma sono riuscito ugualmente a comprare un po’ di roba. Ho comprato un po’ di cioccolato e un po’ di formaggio e ne ho ancora. Ma adesso non mandatemene più di soldi, ne ho abbastanza di questi. Cari genitori, lo zio Luigi si trova anche lui da queste parti, ma non è proprio in prima linea. Quindi non c’è pericolo. Qui ci sono tutti, anche i preti e alla domenica ascoltiamo la messa. Io appena posso ci vado. Cari genitori, se mi salvo da questa guerra, cara madre, facciamo fare un quadro di San Fermo che era un guerriero, ma sarà difficile scamparla, speriamo. Caro padre, ci sono degli uomini in prima linea che fanno paura. Poi ci sono questi anziani che mi fanno compassione; muoiono e a casa hanno la moglie e tanti bambini piccoli. Ora smetto di scrivere e vi saluto tutti in famiglia. Cercate di non pensare troppo a me perché se Iddio vorrà ci rivedremo ancora, e se non dovessimo vederci più, dobbiamo comportarci come la madre di Natale di Gragnanino. Quando è morto suo marito, gli disse: addio Stefano, ci rivedremo in paradiso! Salutatemi tutti: i cugini, gli zii, ed un bacio alle mie sorelline, a Callisto, a Carmela, Giuseppe e Francesco, a te e a mamma. Vostro figlio Mario che ha ancora un po’ di speranza. Dalla Zona di guerra, 20 settembre 1915 Carissimi genitori, vi faccio sapere mie notizie: mi trovo in buona salute e così spero di voi tutti in famiglia. Cari genitori, volete sapere sempre se ho bisogno di panni per vestirmi. Qui, per ora, non fa ancora freddo e poi, non si è neanche sicuri di poterli indossare, sapete…. Se avrò la fortuna di andare in un paese, allora ve lo farò sapere. Cari genitori, se la guerra continuerà anche durante l’inverno sarà una brutta vita per noi, ma speriamo che termini prima che faccia freddo. Cari genitori, sono già quattro mesi che faccio questa vita, ma non mi rincresce, basta che possa ritornare ancora a casa sano come prima. Avete sentito quel povero figlio di Lisignano? Erano soltanto otto giorni che era qui ed un brutto giorno ha preso una pallottola nella testa. È morto sul colpo. Decidete voi se volete farlo sapere alla famiglia, io ve l’ho detto. Cari genitori, di quanti siamo partiti per la guerra, sono rimasto soltanto io qui; i miei compagni sono stati tutti feriti o morti. A me è sempre andata bene in tutte le maniere e spero che mi vada bene anche in avvenire. Caro padre e cara madre, stavo scrivendo questa lettera, quando all’improvviso ho sentito che era arrivata la posta e ce n’era anche per me; due cartoline postali. Le ho lette subito in trincea. E mi scrivete che avete ammalata la nostra casa Angiolina. Cercate pure di curarla bene, non guardate i soldi, perché se mi muore mia sorellina, muoio anch’io di dolore. Mi dispiace molto, molto…. Senza poterla vedere, ma speriamo che guarisca. Cara madre, se malauguratamente dovesse morire, fatemelo sapere subito, non cercate d’ingannarmi anche voi. Credo che sarà molto ammalata, perché se non la fosse tanto, non me lo avreste scritto. Cari genitori, ormai non dovete più pensare a questo mondo, perché vedete anche voi come si sono messe le cose per tutti sulla terra. Qui è inutile farci caso, la vita non ha più valore. È come una mosca all’avvicinarsi del freddo, s’indebolisce e cade; e cadono tutte prima dell’arrivo dell’inverno. La nostra vita, ora, non conta più. Tutti i soldati del ’78, però, mi fanno sempre compassione. A vederli… Ma, io, però, ho sempre una piccola speranza. Non credo di dover morire a tutti i costi, perché dico sempre le orazioni, tutti i giorni. Cari genitori, cercate pure, se volete, di pregare per me e poi non pensateci più, perché io non ci penso quasi più, dal momento che il Signore vuole così, non possiamo farci niente. Bisogna proprio rassegnarsi. E poi, voialtri, lo sapete meglio di me; avrete molti pensieri che, ora, sono tutti in guerra anche i riformati. Se continua così dovranno venire al fronte anche coloro che hanno 50 anni, vedrete. Io, adesso, penso molto alla mia sorellina. Quando ho letto la cartolina mi sono venute le lagrime agli occhi, nel sentire quelle notizie, le vostre parole…. Se potessi a costo di tutto esser per un attimo a casa. Invece sono qui…. Cari genitori, vi mando questo bel fiore che viene dalle montagne e si chiama Montagna Ghiacciata, ma non l’ho raccolto io, me l’ha dato un soldato del “quinto”. Ora smetto di scrivere, ma non riesco smettere di piangere per la compassione che mi fa la mia sorellina che sarà la mia malinconia. Addio, in questa lettera vi saluto tutti e questo fiore datelo a Giolla. Sono sempre il vostro Mario. Cari genitori, vi faccio sapere mie notizie; mi trovo in buona salute e così spero di voi tutti. Sono contento di sapere che state bene. Ho ricevuto tante vostre cartoline e mi fa piacere. Ho ricevuto una cartolina dalla zia Angiolina e le ho risposto subito con una lettera. Vi faccio sapere che qui c’è ancora neve, ma non fa tanto freddo. Cari genitori, quando mi scrivete, fatemi sapere un po’ di notizie su tutte le cose. Come parlano qui, non si può sapere niente. Inoltre, mandatemi a dire in che corpo hanno destinato Cesare del Poggino e se hanno chiamato alle armi anche il ?????? di Gazzola, quello che abita vicino al barbiere. Cari genitori fino ad ora mi è sempre andata bene, spero che continui così anche in avvenire, non pensateci tanto. Non inviatemi soldi, perché non posso spenderli. Avrei più piacere mi mandaste un pacco, ma non bomboni! Andrebbe bene un boslano, come fate voi in casa. Insomma, roba che mi riempia lo stomaco, perché, qui, abbiamo i soldi si, ma non possiamo comperare niente perché non c’è niente, soltanto neve e guerra. Addio, tanti saluti da vostro figlio Mario. Un saluto a tutta la famiglia. Cari genitori, ho ricevuto la vostra lettera e sono contento di sentire che siete in buona salute. Anch’io sto bene. Cari genitori, non mi avete più fatto sapere niente di mia sorellina! È segno che sta meglio vero? Vi faccio sapere che mi scrivono sempre anche gli zii, Adolfo e Luigi. Dicono che hanno la speranza di vedermi a casa, ma io non vi ???????. Mi dispiace per quel povero giovane di ?????? al primo combattimento al quale ha partecipato è rimasto ucciso. Adesso, qui, nella mia compagnia, di soldati che conosco c’è soltanto il figlio di Zucconi di Campremoldo Sotto. Addio, vi saluto tutti. Un bacio ad Angiolina, a Nella, a Carmela ed a tutti i fratelli. Vostro figlio Mario. Caro padre e cara madre, vi faccio sapere le mie misere notizie. Mi trovo sempre sotto la morte, la quale può venire di minuto in minuto. Spero che la mia pelle sia di ferro, ma anche il ferro a stare sempre nella terra marcisce. Cari genitori, sono già mesi che sono a combattere e a dormire in terra, ma ringraziando il Signore, non ho avuto ancora un mal di testa e spero di non morire di malattia. Ma qui, cari genitori, ci sono certe malattie che nessun dottore riesce a guarire. Tutti i giorni vediamo dei poveri ragazzi finire la loro giovane vita senza poter vedere la loro cara famiglia, che tutti desiderano, prima di morire. Dunque, cari genitori, non bisogna mai lamentarsi quando si è sani e si ha da vivere. Adesso sono momenti da non fari caso. Se pensiamo ad una madre, ad un padre a mancargli il loro figlio nel fiore della giovinezza e quante madri e padri provano questo dolore! E non hanno neanche la speranza di poterlo vedere morto, perché non sanno nemmeno dove si trova…. Non pensiamoci. Fatemi sapere, dunque, un po’ di notizie di Gazzola. Cari fratelli, fatemi sapere se avete dei bei vestiti per la festa; tu Carmela? E tu Callisto? E le mie due sorelline che ho sempre nel cuore giorno e notte, hanno dei bei vestitini? Addio, tralascio di scrivere e vi abbraccio tutti. Un bacio a Nella ed Angiolina. Un saluto alla zia, allo zio, ai miei cugini. Un saluto ai nostri padroni. Sono sempre vostro figlio Mario. Dalla Zona di guerra, 13 ottobre 1915 Cari genitori, io mi trovo in buona salute e così spero di voi tutti. Ho ricevuto la vostra bella cartolina con l’immagine della Madonna e sono molto contento. E sono contento di sapere che mia sorellina sta bene. Cari genitori, quando avrò bisogno di qualche cosa ve lo farò sapere, per ora non ho bisogno di niente. Mi trovo sempre al solito posto. Mi scrivono sempre anche gli zii, e la nonna dice che sta bene. Ora smetto di scrivere e vi saluto tutti. Un bacio alle mie sorelline. Vostro figlio Mario. Dalla Zona di guerra, 15 ottobre 1915 Cari genitori, mi trovo in buona salute e così spero di voi. Ho ricevuto una lettera, ed un’altra cartolina come la vostra, con l’immagine della Madonnina, mi fa sempre piacere! …Ma no! … Non abbiate pensieri per me, perché in un bel giorno ci rivedremo ancora! Mi ha scritto anche nostra cugina Carolina e mi ha detto che hanno riformato suo fratello Pietro. Mi fa piacere, perché così rimarrà a casa e potrà lavorare: loro ne hanno molto bisogno. Mi scrive sempre anche la nonna ed anche la zia Angiolina. Vorrei dirvi altre cose più importanti, ma non ho più spazio, e poi non si può. Vi saluto tutti ed un arrivederci … Un grosso bacio a Nella, ad Angiolina, ai miei fratelli, ai cugini, agli zii, a tutti. Addio, vostro Mario. A. Frattola, M. Massari – Chissà quando finirà questa guerra - Lettere di Piacentini al fronte Stato Maggiore dell'Esercito - riassunti storici reggimenti Alpini Istituto del Nastro Azzurro - http://www.istitutonastroazzurro.org/
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