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Monte Piana Sezione dedicata alle vicende storiche avvenute sul Monte Piana durante la Grande Guerra e al Museo Storico all'Aperto oggi costantemente curato e ampliato dall'Associazione Amici del Monte Piana, premio IFMS 2016, con il supporto logistico del 6° Reggimento Alpini. - Monte Piana: Museo Storico all’aperto della Grande Guerra - Monte Piana (video di Stefano Crivellari) - Un mese a 2.300 metri per pulire le trincee dove si impara la storia - Dalle trincee spunta una tombola. Volontario piacentino sul monte Piana - Itinerario di visita al museo storico all'aperto - Guida al museo storico all'aperto (scarica la carta) - Rassegna stampa da "L'Alpino"
Monte Piana: Museo Storico all’aperto della Grande Guerra Di Carlo Magistrali, da Rendiconti Online della Società Geologica Italiana, Vol. 36 (2015), pp. 86-89
IL MONTE PIANA E LE DOLOMITI ORIENTALI
IL MUSEO STORICO DI MONTE PIANA: MEMORIA, EDUCAZIONE,
TUTELA E VALORIZZAZIONE Circondato meravigliosamente dalle le cime delle Dolomiti settentrionali dichiarate dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, il Monte Piana gode di una sua preziosa specificità: può contare su amici fedeli e organizzati che si prendono cura di lui. E che ne hanno fatto un autentico Museo Storico all’aperto, unico nel suo genere, luogo vivente d’incontro e di pace tra i popoli. La forza dell’Associazione “Amici del Monte Piana” è l’impegno gratuito nell’assicurare sistematicamente il ripristino e la manutenzione – con cura “filologica” e criteri ispirati all’archeologia moderna – delle opere e dell’ambiente che furono teatro di tante azioni belliche durante il primo conflitto mondiale e che, ogni anno, subiscono danni dalle intemperie e dal disgelo. Appassionati frequentatori di crode, questi volontari sono animati dal desiderio di approfondire il rapporto uomo-montagna: un binomio che il progresso e il divenire non potranno mai scindere. Qui studiano, ovviamente, il rapporto con la montagna dell’uomo combattente, alle prese con le difficoltà imposte da un ambiente severo, ancor più che dai pericoli della guerra. Raccolgono le testimonianze e le tracce della vita quotidiana in trincea. Onorano e ricordano i tanti sacrifici dei combattenti con l’intento tenacemente perseguito di educare le nuove generazioni ad apprezzare la pace e a prevenire le cause dei conflitti armati. L’Associazione “Amici del Monte Piana” prosegue lungo il solco tracciato nel 1977 dal Colonnello austriaco Walter Schaumann, ideatore della “Via Della Pace”: un itinerario ideale che si sviluppa lungo la linea del confine italo-austriaco, legando simbolicamente e fisicamente in sincera amicizia quei popoli che furono costretti a combattersi a vicenda. La squadra di manutenzione continua a lavorare al Museo all’Aperto attraverso una paziente opera di intervento sugli elementi che inevitabilmente subiscono le minacce del tempo. Durante le prime due settimane di agosto, i volontari (mediamente una ventina) trascorrono le ferie accampati sulla Sommità Sud, ripulendo trincee e camminamenti dai detriti accumulatisi all’interno; ricostruiscono fedelmente tratti di muro a secco crollati; recuperano ciò che resta dei vecchi ricoveri, ripristinandone l’originale struttura in legno; attuano una radicale pulizia della montagna dai rifiuti, in rispetto del fatto che tale sito è divenuto area protetta. Inoltre, assicurano la manutenzione dei sentieri di accesso dalle valli circostanti, curando la relativa segnaletica. E, ovviamente, svolgono una costante funzione informativa ed educativa nei confronti dei tanti visitatori del Museo. Considerato il continuo e progressivo aumento dell’interesse del pubblico per la visita di tale zona storica, i volontari ripristinano nuovi tratti dell’ex prima linea, così che ogni anno il Museo possa vantare un suo modesto, ma significativo, ampliamento. Una nuova pagina storica sempre più ampia e sentita è così aperta e invita l’appassionato a praticare l’escursionismo non solo a scopo paesaggistico, faunistico o botanico, ma anche storico: per imparare ciò che il Paese è stato, non solo leggendolo nei libri, ma anche passo dopo passo su di un sentiero. Memoria, educazione, tutela e valorizzazione, appunto.
Di Stefano Crivellari, da Vimeo
Monte Piana from Stefano Crivellari on Vimeo. Un mese a 2.300 metri per pulire le trincee dove si impara la storia (da Libertà del 25 settembre 2017) L’ultimo reperto portato alla luce tra lo stupore generale è il frammento di una tombola rinvenuta all’interno di una trincea. Un pezzo di carta di cento anni fa in cui sono ancora ben visibili alcuni numeri. A ritrovarlo, il geologo Carlo Magistrali, 36enne di Borgonovo, che da vent’anni trascorre almeno due settimane in tenda sul monte Piana nel mese di agosto insieme ai volontari dell’Associazione Amici del Monte Piana. L’intento è quello di conservare la memoria della Grande Guerra per non dimenticare il sacrificio di migliaia soldati che combatterono su quelle montagne. L’area compresa tra le province di Belluno e Bolzano, un tempo confine tra Italia e Austria, fu teatro del sanguinoso conflitto tra i due eserciti che si affrontarono tra il 1915 e il 1917. I morti furono migliaia. Oggi è possibile visitare dieci chilometri di trincee, ripristinate grazie al lavoro dei volontari che, ogni anno, si ritrovano per valorizzare il Museo Storico a cielo aperto. Tra ricordi arrugginiti «Ritrovare qualcosa appartenuto a qualcuno che si trovava in quei luoghi cento anni fa è impressionate », spiega Magistrali. «Nel caso della tombola lo è ancora di più perché i frammenti di carta sono stati trovati a cinquanta metri dalle linee nemiche. A volte recuperiamo scatolette arrugginite che apparentemente non hanno alcun valore ma potrebbero essere state l’ultimo pasto per un soldato e questo fa riflettere». La vita nel campo Il gruppo di volontari è formato da una ventina di uomini e donne di età compresa tra i venti e i sessant’anni. Alcuni di loro portano anche i figli piccoli. La vita del campo inizia presto. Per vedere un’alba da togliere il fiato occorre svegliarsi alle sei, altrimenti, il gruppo si alza verso le sette e dopo un’abbondante colazione, dà il via all’attività. «Quando arriviamo prima di tutto ci dedichiamo alla manutenzione », racconta il piacentino. «Bisogna ripristinare le trincee che durante l’inverno si riempiono di terra e sassi. Ricostruiamo fedelmente tratti di muro a secco crollati; recuperiamo ciò che resta dei vecchi ricoveri e sistemiamo anche i sentieri di accesso. In seguito passiamo all’ampliamento del Museo. Quando scaviamo, con strumenti a mano come badili, martelline e picconi, dalla terra emergono schegge di bombe, proiettili sparati, scatolette, oggetti personali dei soldati». Nel gruppo, a turno, ci si occupa della cucina, della spesa, delle pulizie e qualcuno rimane sempre a gestire il banchetto per fornire informazioni ai turisti. A supportare l’attività sul fronte logistico c’è anche il VI Reggimento Alpini di Brunico; il comando Truppe Alpine mette a disposizione mezzi che risultano molto preziosi per il lavoro dell’Associazione. Storia, famiglia, alpini «Quando avevo sedici anni sono andato sul monte Piana con mio padre e ho visto il campo base per la prima volta. Abbiamo recuperato il numero di telefono e l’anno dopo ho iniziato a far parte del gruppo, sono stato tra i più giovani. Non vedevo l’ora di partecipare e non è stato per niente traumatico visto che qualche anno prima, in terza media, avevo anticipato l’esame per poter andare al campo estivo organizzato dalla 33esima batteria di artiglieria da montagna con il V Reggimento della Tridentina. Siamo stati una decina di giorni in tenda tra il lago di Braies e il lago di Antorno». Un’esperienza in cui si fondono tre grandi passioni: montagna, storia e alpini. E l’avventura è certamente un vizio di famiglia visto che il fratello di Carlo, Francesco Magistrali, è protagonista di Esmeralda Expedition, viaggio di un anno alla scoperta del Sudamerica senza utilizzare viaggi a motore, quindi a piedi, in bici e in canoa. «La passione per la montagna e per la storia è nata in famiglia », racconta Carlo. «Poi nel 1990 ho conosciuto il sottotenente degli alpini Mario Realini, reduce della Seconda guerra mondiale. Con i suoi racconti mi ha trasmesso la voglia di entrare a far parte della grande famiglia delle Penne nere». Magistrali è segretario del Gruppo alpini di Borgonovo, collabora al Centro studi dell’Ana che organizza numerose iniziative per tenere viva la memoria della Grande Guerra ed è membro attivo della Protezione civile Ana. Tra gli interventi impossibili da dimenticare ci sono il terremoto dell’Emilia, in cui il gruppo di volontari piacentini montò le prime tende del campo di Finale e l’aiuto agli abitanti della Valnure colpiti dalla devastante alluvione del 2015. Tra i ricordi più belli legati alle estati trascorse sul Piana si inserisce sicuramente la visita del 2012 da parte del VI Reggimento alpini, allora guidato dal colonnello piacentino Luigi Rossi. I volontari accompagnarono i militari in un tour tra le trincee. Quella del monte Piana è un’avventura avvincente per chi ha grande spirito di adattamento. L’acqua per la pasta «Viviamo in mondo un po’ primitivo, a oltre 2.300 metri di altezza ovviamente non ci sono comodità, anche se cerchiamo di non farci mancare nulla. A volte però capita di usare anche l’acqua piovana per fare la pasta», racconta Magistrali. «Siamo soggetti alle intemperie. Si alternano giornate torride a bufere di neve. Nel 2006 sono caduti venti centimetri di coltre bianca. Spesso ci svegliamo con il gelo e quest’estate abbiamo sopportato raffiche da cento chilometri orari. Nulla a che vedere comunque con quanto vissuto dai soldati cento anni fa. Il bollettino del dicembre 1916 parla di sette metri di neve e quarantadue gradi sotto lo zero e il loro equipaggiamento era ben diverso da quello attuale». Il gruppo che trascorre il mese di agosto sul Piana mantiene i contatti anche durante il resto dell’anno. «Ormai tra noi si è creato un sodalizio, abbiamo tante passioni in comune, ogni anno non vediamo l’ora di tornare sul monte». Il piacentino ha anche creato le carte geografiche del Museo all’aperto; la pagina con tutte le informazioni relative all’Associazione degli Amici del Monte Piana è disponibile sul sito Internet dell’Ana Piacenza. “Ricordare per prevenire”, la missione dei volontari nel museo di Schaumann La realizzazione del Museo storico del Monte Piana è iniziata nel 1977 per opera del colonnello austriaco Walter Schaumann; l’idea del gruppo da lui fondato, Amici delle Dolomiti, era quella di creare un legame di amicizia tra i popoli che si erano combattuti durante la Prima guerra mondiale e costruire un itinerario lungo la linea di confine italo-austriaco. Il Monte Piana si erge tra le province di Belluno e Bolzano. Dal 1983, il neo costituito Gruppo Volontari Amici del Piana, inizia la sua attività di ripristino e manutenzione delle trincee che diventeranno un Museo storico all’aperto. “Ricordare per prevenire” è la mission del Gruppo che con orgoglio, ogni anno, contribuisce alla diffusione della conoscenza storica tra gli appassionati di escursionismo. Un lavoro duro portato avanti dai volontari per finalità educative: i libri ne parlano, i sentieri raccontano la storia dal vivo. Dal 1986 il Gruppo dedica il suo nome ad Elio Scarpa, vicepresidente della Fondazione Monte Piana, scomparso improvvisamente. L’Associazione Amici del Monte Piana che conta una trentina di iscritti, nel giugno del 2016 ha ricevuto il premio istituito da Ifms (Federazione Internazionale dei Soldati della Montagna), un insieme di associazioni nazionali di soldati in armi e congedati, con specifico addestramento di montagna. Nel sito dell’Associazione Amici del Monte Piana si legge: “Uomo e montagna. Uomini che vivono e in questo caso combatterono su di essa; un binomio che il progresso e il divenire non potranno mai scindere”. Nicoletta Marenghi scarica l'articolo in formato .pdf Dalle trincee spunta una tombola. Volontario piacentino sul monte Piana
Itinerario di visita al museo storico all'aperto
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Guida al museo storico all'aperto
Agosto 1923
Giugno 1925
Luglio 1935
N° 8 1961
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