I monti Cukla (1767 m) e Rombon (2208
m) si trovano nell’Alto Isonzo, in uno dei luoghi più travagliati del fronte,
dove è presente la trincea italiana più avanzata a difesa della conca di Plezzo.
In alcuni punti le linee contrapposte sono talmente vicine che i reticolati
italiani e austriaci sono aggrovigliati tra loro. La vita su quei monti è
particolarmente dura per
le condizioni ambientali e per il continuo fuoco dei cecchini che impediscono
qualunque movimento obbligando gli Alpini a vivere raggomitolati dietro ogni
piccolo riparo. Gli Alpini presenti sul monte già dal 1915 riescono comunque a
svolgere lavori di sistemazione dei baraccamenti e delle trincee nonostante le
abbondanti nevicate e presto ricominciano i combattimenti subendo attacchi
austriaci anche durante l’inverno. Il 12 febbraio 1916, nonostante l’alto
spessore della neve, due compagnie del 1° Rgt. Schuetzen mimetizzate con camici
bianchi si avvicinano durante la notte alle trincee del Cukla presidiate dalla
2^ compagnia del Battaglione Pieve di Teco. Si muovono completamente al coperto
fino al trinceramento contornante la cima del Cukla difesa da tre piccole
guardie. L’allarme giunge in ritardo quando già gli austriaci stanno sparando
dalle connessure del blindamento costringendo i nostri ad uscire allo scoperto.
Gli Alpini reagiscono subito infliggendo serie perdite agli assalitori, ma a
causa della sproporzione numerica e delle pessime condizioni fisiche presto
devono cedere e vengono fatti prigionieri il comandante e 80 Alpini della 2^
compagnia. Si ritirano anche le piccole guardie attorno alla ridotta. Le forze
non sono sufficienti per un contrattacco e mentre si attendono i rincalzi si
riesce a bloccare l’avversario che tenta di dilagare. Nell’azione cadono anche
gli Alpini piacentini Ferruccio Magnelli e Guido Marenghi. Nei giorni successivi
si tentano diversi contrattacchi ma la reazione nemica e le difficili condizioni
ambientali impediscono qualsiasi successo, le abbondanti nevicate rendevano in
alcuni casi molto difficile anche il vettovagliamento degli uomini in linea Il
13 si svolge un forte attacco nemico che viene a fatica respinto e si decide di
attaccare il 14 per riconquistare le posizioni perdute. Nel frattempo gli Alpini
subiscono il bombardamento da parte dell'artiglieria. Alle 21, con il fischio
del comandante, inizia l'assalto del Bassano che è ritornato celermente dal
meritato riposo in soccorso ai reparti che hanno subito l’assalto nemico. Le
ondate degli Alpini all'assalto "cozzavano contro i reticolati che, malgrado
il bombardamento erano intatti. Maledizione! Sempre intatti questi reticolati. I
poveri alpini, vista l'impossibilità di sorpassarli, si morsero rabbiosamente le
mani e con le unghie, coi denti e colle baionette tentarono, in uno sforzo
disperato, di far quello che l'artiglieria non aveva fatto. Tutto fu vano, le
difese resistettero e il battaglione dovette rinunciare e ritirarsi, lasciando
impigliati nel filo spinato e sopra la bianca neve chiazzata di rosso centinaia
dei suoi figli". [...] "I resti del battaglione rotolavano intanto sanguinanti
giù per il declivio e molti di essi impazziti dal dolore
e dallo spavento andarono a cadere inconsciamente nei canaloni e nei roccioni
sottostanti sfracellandosi." [G. Bonotto] In queste azioni, il 14 febbraio
viene decorato il sottotenente del Bassano
Renato Molinari di Lugagnano. Finalmente il 10
maggio gli Alpini del Bassano e del Saluzzo riusciranno a conquistare la vetta
del monte nonostante le elevate perdite. Sarà lo stesso Vittorio Emanuele III a
conferire ai due battaglioni la medaglia d’argento per la conquista del Cukla.
Il 12 maggio
Molinari, divenuto tenente, riceve un encomio
solenne. A metà settembre riprende l’offensiva sul Carso e concorrono anche le
truppe
operanti
nella Conca di Plezzo. Il 16 le compagnie del Ceva sono a disposizione del
comando delle truppe di Monte Rombon e all’alba del 17 ha inizio la marcia di
avvicinamento all’obiettivo. Un plotone riesce a raggiungere le vicinanze della
vetta più alta del Monte Rombon e viene a contatto con un trinceramento nemico
dal quale riceve un lancio di bombe a mano, mentre da un’altura vicina gli
Alpini sono presi di mira al fianco destro dal fuoco avversario. Numerose
squadre comparse dal nulla, facendo leva con pali di ferro, fanno rotolare a
valle dei grandi massi. Gli Alpini, vista l’impossibilità di portare a termine
la loro azione, si riportano sulle posizioni poste più a valle. Un reparto della
1^ compagnia tenta contemporaneamente più volte di risalire un canalone che
conduce alla vetta, ma un punto di passaggio obbligato sotto il fuoco di una
mitragliatrice costringe alla decisione di desistere. Un altro reparto della
stessa compagnia, invece, utilizzando corde Manilla (corde di fibre vegetali,
provenienti dalle Filippine, capitale Manila, da qui il nome delle corde) riesce
a passare alcuni roccioni stabilendosi su un costone, dal quale è inviata in
avanti una compagnia del “Monte Bicocca”, operante nella zona. Poco dopo a causa
del ripiegamento di questo reparto, e del violento fuoco nemico, anche la
compagnia del “Ceva” rientra nelle posizioni di partenza. Nei combattimenti di
settembre sul Rombon – Cukla cade il S.Ten. Giacomo Crollalanza di Piacenza (già
decorato in agosto sul Cukla) e vengono decorati i piacentini Carlo Besini e
Ferretti Emilio.