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Fronte dolomitico: Col di Lana - Sass de Stria - Lagazuoi - Tofane

Allo scoppio della guerra, nel settore trentino-atesino l’esercito italiano aveva compiti per lo più difensivi. Solo la 4^ Armata aveva un compito più marcatamente offensivo con l’obiettivo di giungere in Val Pusteria, di fondamentale importanza in quanto questo avrebbe permesso di marciare più facilmente all'interno dell'Impero e avrebbe interrotto il principale collegamento tra la valle dell'Adige e il fronte orientale. Sul confine erano però state predisposte dagli imperiali opere difensive già dalla fine dell’800 il Col dei Bos da una postazione Austriacasfruttando la conformazione del terreno. Tra le posizioni che offrono una grande resistenza ci sono il Col di Lana e il Sasso di Stria che si collegano alle linee del Lagazuoi e della Val Travenanzes. Per poter raggiungere queste posizioni è però necessario occupare il Col dei Bos, la Tofana di Rozes e le relative forcelle che dominano la strada delle dolomiti che da Cortina sale al Passo Falzarego. Purtroppo la lentezza delle operazioni nei primi giorni di guerra lascia il tempo agli imperiali di rafforzarsi su posizioni quasi imprendibili. Nonostante le difficoltà del terreno le truppe italiane riescono ad impossessarsi della Tofana di Rozes e del Col dei Bos. L’operazione per la conquista della forcella Col dei Bos inizia il 7 luglio con l’impiego dell’intero battaglione Belluno; la cima sarà conquistata l’11 luglio grazie all’impresa di una pattuglia guidata da Angelo Schiochet, divenuto famoso come il “Diavolo delle Tofane”, che scala una parete quasi inaccessibile che domina la Val Costeana. Per la conquista del Col dei Bos viene decorato il Tenente Colonnello piacentino Alessandro Gregori. Resta però una scomoda spina nel fianco il Castelletto, dai cui spalti naturali si può far fuoco sugli italiani provocando uno stillicidio di vittime e tenendo costantemente in allarme la linea italiana. Ricordiamo che pochi giorni dopo tra la Tofana di Rozes e quella di Mezzo, a forcella di Fontana Negra il 20 luglio cadrà il generale Antonio Cantore, entrato nella leggenda degli Alpini.

A qualche chilometro di distanza, il 15 giugno gli Alpini della 229^ compagnia del Val Chisone  riescono a conquistare l’anticima del Sasso di Stria e a calarsi sulla selletta catturando 36 Standschüzen e due ufficiali. Gli stessi austriaci restano impressionati dall’impresa degli Alpini, ma dopo tre giorni giunge l’ordine di abbandonare la posizione. Nell’azione, il 17 giugno, viene decorato il tenente piacentino Carlo Benucci.

Mentre nei primi giorni di guerra ci sono solo movimenti di pattuglie, ai primi di giugno incominciano i primi attacchi e i primi bombardamenti italiani contro il Col di Lana. A metà luglio un violento attacco dei bersaglieri porta a qualche piccola conquista, l’appoggio dell’artiglieria è dato da alcune batterie del 1° Reggimento Artiglieria da Montagna del quale vengono decorati i piacentini Siro Boccedi e Umberto Gobbi, mentre in ottobre verrà decorato Celso Tansini.

Ancora il 28 giugno 1917 muore Guglielmo Rossi dell'82^ compagnia del Monte Granero dopo essere stato ferito da un colpo d'arma da fuoco mentre  il battaglione era impiegato nella difesa delle postazioni dell'anticima del Piccolo Lagazuoi e di Cima Falzarego dove, svolgendo attiva azione di pattuglie, impiegava le sue compagnie in lavori di fortificazione.

il Col di Lana da una postazione di artiglieria AUDopo i primi successi l'avanzata italiana si fermò in tutto il settore e nonostante i numerosi tentativi di assalto le conquiste furono molto limitate. Tra il 1916 e il 1917 si diffuse la guerra di mina, si cercava di allontare il nemico scavando sotto le sue postazioni delle gallerie che venivano poi riempite con migliaia di chili di esplosivo e fatte brillare. Le quattro mine austriache sul Lagazuoi non riuscirono ad allontanare gli Alpini che si erano insediati con un colpo di mano sulla Cengia Martini creando non pochi problemi  agli imperiali. Le mine italiane del Col di Lana, del Castelletto di Tofana e del Lagazuoi, quest'ultima di oltre trentamila chili di esplosivo, portarono a risultati per lo più solo parziali. 

Nell’intero settore i combattimenti dureranno fino ai primi di novembre 1917, quando i reparti italiani dovranno ritirarsi sul Monte Grappa e sul Piave per evitare l’accerchiamento dovuto alla rotta di Caporetto.

Ancora oggi queste montagne sono segnate dagli eventi bellici, la guerra di mine ha per sempre modificato la morfologia delle montagne, mentre chilometri di trincee e gallerie e centinaia di baracche, caverne e crateri di granate segnano ancora in modo indelebile il territorio e costituiscono oggi un museo all'aperto, in parte ripristinato, immerso nel meraviglioso ambiente naturale dolomitico patrimonio dell'UNESCO.

Carlo Magistrali

 

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Bibliografia

- Stefano Gambarotto e Enzo Raffaelli -  ALPINI. Le grandi battaglie: Storia delle Penne Nere. Volume uno: La nascita del Corpo degli Alpini - Il Monte Nero - Le Tofane - La battaglia del Castelletto - Editrice Storica