Comunicazione del Tenente medico:
“Cortemaggiore 16 Agosto 1917. Stamane alle ore 9 circa mi recavo nella camerata
della 9a Compagnia del 65° Fanteria qui vi Distaccato, per visitare il soldato
R. A. che si era fermato in letto perché si diceva ammalato. Chiestogli che cosa
si sentisse mi rispondeva ‘nulla’ alché dissi che non era quello il modo di
disturbare il medico quando non sé ne’aveva bisogno, per cui avrei dovuto
proporgli al Comandante di Compagnia una punizione. Egli allora balzò dal letto
e afferrato per la canna un fucile stava per avventarsi su di me, quando il Cap.
Maggiore F. A. con un salto gli fu addosso e stringendolo cercava di disarmarlo.
Accorse in aiuto il Cap. Maggiore dell’Infermeria F. G. ed io, lo riducemmo
all’impotenza. (…) Durante il fatto il soldato R. aveva gli occhi sbarrati e la
respirazione accelerata, dando impressione di trovarsi in stato di eccitazione
maniaca. Disposi per l’immediata chiusura in camera di sicurezza e, essendo un
individuo pericoloso, propongo il sollecito invio del suddetto soldato al
Manicomio di Cremona”.
Comunicazione del Comandante la 9a Compagnia al Comando del Deposito 65° Fanteri,
Cremona: “Oggetto: Rapporto circa il soldato R. A. Cortemaggiore 16 Agosto 1917.
(…) Quest’oggi (…) fui avvertito che il soldato R. A. di fu Giovanni e di M.
Maria, della classe 1880, del Distretto Militare di Voghera, che trovasi in
camerata perché datosi ammalato al mattino, era inveito contro il Tenente
Medico, come ne fa fede l’unita sua dichiarazione, mi recai in camera di
sicurezza a visitarlo e al contempo interrogarlo. Lo trovai calmissimo, e con
mente lucidissima, al mio entrare, si alzò subito in piedi mettendosi anche
rispettosamente sull’attenti. Ho notato però avesse ancora gli occhi un poco
stravolti. Interrogatolo in proposito, mi rispose chiaramente quanto segue:
‘Signor Tenente, sono molto dispiaciuto di quanto è successo, ma creda non è
colpa mia, sono malato, e spesso, fin dalla nascita vado soggetto, anche per un
nonnulla a questi accessi di furore. Mi assale un forte dolore di testa, mi si
oscura la vista tanto da non vederci più; mi sento smarrire la ragione e in quei
momenti divento bestiale, avessi davanti anche mio padre, se nessuno mi
trattenesse lo ucciderei. Per questo non ho mai potuto essere impiegato, ho
dovuto sempre aggiustarmi da solo, non potendo assolutamente tollerare la
sottomissione. Tengo al Manicomio un fratello e una sorella Signor Tenente; non
è che non voglia fare il soldato, soltanto che prima voglio essere curato, o
meglio che continuino a darmi la medicina che mi faceva prendere il farmacista
Arcangeli prima di venire sotto alle armi, la quale sentivo che mi faceva molto
bene eche ora, soldato, non ho più la possibilità di comperare’. E’ convinzione
dello scrivente che il soldato in parola sia veramente un poco squilibrato,
poiché, benché sia la prima volta che trascenda ad atti simili però durante la
sua permanenza in Compagnia, più volte ha dimostrato di essere assai incoerente,
sia nei fatti che nei ragionamenti”.
06 settembre 1917, Riassunto Anamnestico e Diagnosi: “Presenta intelligenza
limitata, particolarmente per ciò che riguarda i poteri critici e inibitori; ma
è perfettamente lucido e orientato, non ha nessun disturbo psico-sensoriale né
ideativi, né altri sintomi d’alienazione mentale. Dichiara di sentirsi
refrattario al servizio militare e questo spiega evidentemente come si sia
lasciato trascinare agli atti di violenza per cui fu condotto in Manicomio. Agli
effetti dell’art 2 della ‘Legge sui Manicomi’ dichiaro che il ricoverato
suddetto non è stato riconosciuto affetto da malattia mentale (…)”.
Cortemaggiore, lì 6 febbraio 1916 (cartolina
postale)
Carissimi genitori,
……
Quando sono partito da Piacenza vi ho mandato una cartolina e quando sono rivato
qui vi ho mandato un bilieto e non ho più avuto risposta. Vi saluto caramente…
Questo il mio indirizzo: Caporale Bellò Luigi 207° Regg. Fanteria 3^ Compagnia
Distaccamento Cortemaggiore Prov. di Piacenza.
Cortemaggiore, lì 12 febbraio 1916 (biglietto a mano, via fidanzata)
Carissima mamma,
……
Mi avete chiesto quanto tempo rimango qui; di sicuro tutto questo mese e poi si
può partire da ogni giorno, ma scrivetemi sempre col solito indirizzo…
……
Vostro figlio Luigi.
Cortemaggiore, lì 28 febbraio 1916 Mamma carissima,
……
Mi avete chiesto cara mamma quanto tempo che starò qui ancora; ora siamo in
attesa di partenza; si può partire da ogni momento. Dunque appena ricevete
questa mia fate il favore di mandarmi un po’ di denaro se potete, che almeno
avere un po’ di denaro per viaggio.
Ho ricevuto la lettera del fratello Angelo; lui sta bene…
Speriamo che le cose le vada bene… Vostro figlio Luigi.
Cortemaggiore, lì 10 marzo 1916 Carissima mamma,
ho un po’ tardato a scrivervi siccome che ora sono caporale di cucina e ho molto
da lavorare che quasi non ho nemmeno il tempo da scrivere, ma non importa al
lavoro ma almeno quando vado al fronte non farò più la vita della trincea, starò
anche lontano dalle fucilate, basta che rimne in cucina.
Rimasi mortificato del triste annunzio che mi avete dato della morte del povero
arciprete (1).
Da qui, da Cortemaggiore partiamo il giorno 16 e andiamo a fare il campo vicino
Piacenza.
Si farà 10 giorni di campo e poi si andrà al fronte (2) .
Quando ho ricevuto il denaro vi ho spedito una cartolina…
…… Vostro figlio Luigi.
1) Il sabato 4 marzo 1916 era morto l’arciprete don Giacomo Cherubin, a Solagna
dal 1894.
2) Si trattava di esercitazioni specifiche per i successivi assalti da sostenere
al fronte.
Cortemaggiore, lì 16 marzo 1916 (biglietto a mano,
via fidanzata) Carissima mamma,
……
Vi fo’ noto che io sono rimasto e il battaglione è partito questa mattina e il
giorno 21 ritorna ancora qui e il giorno 24, a ciò che si sente, si parte per il
fronte e questa volta sembra che si vada lontano, in Albania. …
…… Vostro figlio Luigi.
Cortemaggiore, lì 22 marzo 1916 (cartolina postale al fratello Antonio ancora
a casa) Carissimo fratello,
oggi stesso ricevetti la tua tanto desiderata lettera.
La colsi benvolentieri al sentire vi trovate tutti in buona salute così è anche
di me.
Quando avevo ricevuto l’ultimo valia ti avevo schrito subito.
Il giorno ventiquattro sarà il giorno della partenza ma scrivete lo stesso col
solito indirizzo che la posta mi segue sempre.
Ti saluto caramente, saluto i genitori e le sorelle, tutti i parenti e amici e
tutti chi dimanda di me.
Tuo fratello Luigi.