Presentazione a Carpaneto del libro “ALPINI IN AFGHANISTAN” del Tenente
Colonnello MARIO RENNA
Sabato
cinque ottobre 2013, presso la sala BOT del Comune di Carpaneto Piacentino, il
Tenente Colonnello Mario Renna ha presentato il libro “Alpini in Afghanistan”
alla presenza di un folto pubblico composto da penne nere e cittadini.
Alla serata, organizzata dal Gruppo Alpini di Carpaneto e guidata dal Capogruppo
Argellati Giorgio, erano inoltre presenti il Presidente Sezionale Roberto Lupi,
l’ex Presidente della Sezione di Piacenza Bruno Plucani, il revisore dei conti
Nazionale Roberto Migli, il consigliere di vallata Gino Acerbi, il Generale
Fabrizio Castagnetti ex Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il Colonnello
Alfredo Caccetta del 50° Stormo di San Damiano, il Presidente della Provincia di
Piacenza Massimo Trespidi, Il Sindaco di Carpaneto Ing. Gianni Zanrei, il Vice
Sindaco di Carpaneto dott.ssa Anna Buonaditta, Doriana Freghieri Presidente
Consulta Associazioni e Don Mauro Bianchi Coparroco di Carpaneto.
"Le missioni non sono guerra, non andiamo a fare la guerra e non siamo noi a
scegliere di andare in missione, ma facciamo semplicemente il nostro dovere,
come ci viene ordinato dal Parlamento, ossia da voi cittadini che avete scelto i
vostri rappresentanti politici attraverso le elezioni", cosi ha esordito il
Tenente Colonnello Mario Renna capo ufficio stampa della Brigata Alpina
Taurinense.
Una serata interessante che ha permesso al rappresentante dell’esercito di
raccontare quelle verità che non si vogliono ascoltare perché è più comodo
cadere nei cliché e continuare a pensare alla missioni militari all’estero come
azioni di prepotenza, sperpero di denaro pubblico ed espressioni di volontà di
giovani entusiasti desiderosi di giocare ai “super eroi”.
Il colonnello
Renna, attraverso il suo piccolo libro, ha invece voluto colmare quelle lacune
dell’azione degli Alpini in Afghanistan a cui la stampa non da risonanza, ha
deciso di dare voce a quei risultati positivi ottenuti in missione che la
popolazione non conosce.
In dieci anni l’Afghanistan, un paese povero dove non ci sono strade o ferrovie,
sottosviluppato, dove si vive con meno di un dollaro al giorno, con un’alta
mortalità femminile per parto e dove la maggioranza dei residenti è analfabeta,
è cambiato.
Oggi la situazione è migliorata, l’Afghanistan si sta muovendo anche se
dall’esterno non si riesce a vedere. Ciò significa che la nostra missione non è
stata inutile, ha portato i suoi frutti, ma bisogna avere pazienza per vederli
perché un albero a cadere impiega pochi secondi mentre una foresta per crescere
richiede anni.
I militari italiani in Afghanistan hanno iniziato la loro missione dapprima con
il compito di rendere sicuri gli assi di comunicazione e di addestrare la
polizia e l’esercito locale per diventare, nel corso degli anni, una presenza
sempre più significativa all’interno della vita civile costruendo scuole miste,
strade, pozzi, avviando corsi di informazione ed inaugurando palazzetti dello
sport.
L’obiettivo è
uno solo: rendere autonomo un paese di desolazione dove quotidianamente si deve
fare i conti con gruppi armati che disseminano bombe nel sottosuolo.
In Afghanistan esiste una condizione di minaccia costante e a farne le spese
sono soprattutto i civili.
C’è un clima di insicurezza diffuso che deve essere sovvertito.
Laddove non c’è sviluppo non può esserci sicurezza, ma se c’è sicurezza non può
esserci sviluppo.
È questo l’impegno degli alpini e dei militari italiani in missione
all’estero: fornire quegli strumenti per rendere più sicuro il Paese che li
ospita.
Il militare in missione gioca una partita rischiosa che spesso vince 27 a 1,
dove 27 sono gli ordigni esplosivi disinnescati ed uno quello esploso, senza
però fare notizia perché “andiamo in prima pagina solo quando saltiamo
in aria”.
La
presentazione del libro è stata anticipata da un momento solenne in cui sono
stati ricordati i Caduti depositando davanti al monumento a loro dedicato una
corona d’alloro.